I Paesi emergenti con un elevato rischio di corruzione costituiscono spesso un terreno fertile per individuare nuovi clienti da indirizzare alla gestione patrimoniale svizzera. Dai vari scandali globali di corruzione e riciclaggio di denaro, nonché dalle molteplici violazioni delle norme in materia di riciclaggio di denaro compiute da istituti finanziari emerge che per questi ultimi i rischi nelle attività di gestione patrimoniale transfrontaliera permangono elevati. L’esperienza mostra che, oltre ai clienti privati facoltosi classificati come persone politicamente esposte, anche le aziende statali o parastatali e i fondi sovrani possono essere coinvolti nei flussi finanziari derivanti dalle attività di corruzione e appropriazione indebita. Soprattutto nel campo della gestione patrimoniale, un fattore di crescita del rischio è il frequente impiego di strutture complesse. In particolare, si tratta non solo di singole strutture che a causa della loro composizione articolata possono sfociare in una mancanza di trasparenza relativamente all’avente economicamente diritto dei valori patrimoniali, ma anche di intrecci di relazioni commerciali il cui scopo economico non appare evidente a causa dell’impiego di molteplici società di sede e che possono essere utilizzate per dissimulare la provenienza di fondi incriminati.
In passato la piazza finanziaria svizzera non è stata immune da ripetuti scandali in materia di riciclaggio di denaro. Da molti dei casi trattati è emerso con estrema chiarezza che il quadro normativo in materia di compliance di una banca deve essere adeguatamente commisurato alla propensione al rischio. Al riguardo, l’analisi annuale dei rischi svolge un ruolo di primaria importanza. Un istituto finanziario deve non solo verificare in modo costante che i rischi assunti siano effettivamente conformi alla propria attività operativa, ma anche garantire che tali rischi siano mitigati in misura sufficiente mediante opportuni meccanismi di controllo.
L’aumento delle comunicazioni al MROS negli ultimi anni può essere indice di un cambio di paradigma e di un miglioramento dei sistemi di controllo, ma è anche una spia del fatto che i rischi permangono molto elevati. Le segnalazioni pervenute al MROS e le relative statistiche mostrano un incremento di circa il 12% rispetto al 2020. Analogamente all’anno precedente, anche nel 2021 il monitoraggio delle transazioni è stato l’elemento all’origine del sospetto indicato con la frequenza maggiore dagli intermediari finanziari (33%). Tuttavia, secondo le indicazioni del MROS la percentuale particolarmente elevata di segnalazioni di sospetto innescate dal monitoraggio delle transazioni è sicuramente riconducibile alle segnalazioni ricevute in relazione alla concessione di crediti COVID-19. Al secondo e terzo posto in graduatoria si riconfermano rispettivamente le informazioni fornite da terzi e le notizie provenienti dai media, che assieme incidono per il 42,6%; ciò indica che gli istituti finanziari continuano a fare forte affidamento sulle informazioni esterne.
Oltre ai tradizionali rischi di riciclaggio di denaro legati soprattutto alla gestione patrimoniale transfrontaliera, si aggiungono nuovi rischi nell’ambito della tecnologia blockchain, in particolare in relazione alle criptovalute. Da un lato, le nuove tecnologie consentono un incremento di efficienza nel settore finanziario, dall’altro il rischio di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo può accentuarsi in ragione di fattori quali l’anonimato potenzialmente maggiore, la rapidità delle transazioni e la loro natura transfrontaliera. In particolare, le criptovalute vengono utilizzate ad esempio per perpetrare cyber-attacchi o come metodo di pagamento nel commercio illegale praticato nel darknet. Anche per le imprese fintech i rischi di riciclaggio di denaro possono essere notevoli. Gli istituti finanziari attivi in questo settore che non dispongono di un adeguato dispositivo di gestione del rischio nell’ambito del riciclaggio di denaro potrebbero infatti compromettere seriamente la reputazione della piazza finanziaria.
Alla luce della guerra della Russia contro l’Ucraina, in data 28 febbraio 2022 il Consiglio federale ha deciso di recepire il pacchetto di sanzioni varato dall’Unione europea. La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) è l’autorità responsabile per il controllo delle sanzioni, mentre la competenza per la sorveglianza delle disposizioni in materia di organizzazione sancite dal diritto prudenziale è in capo alla FINMA. Tali norme prevedono che gli istituti assoggettati determinino, limitino e controllino in modo adeguato tutti i rischi, compresi quelli giuridici e di reputazione, e che allestiscano un efficace sistema di controllo interno. Ciò comprende anche la gestione delle sanzioni. L’Ordinanza che istituisce provvedimenti in relazione alla situazione in Ucraina sancisce non solo le sanzioni finanziarie imposte alle persone e alle imprese che figurano nell’apposita lista, ma anche il divieto di erogare determinati servizi finanziari a cittadini russi, nonché a persone fisiche residenti e a imprese stabilite nella Federazione Russa. La corretta osservanza delle sanzioni è una sfida impegnativa dal punto di vista operativo e presuppone un’elevata diligenza. La violazione delle norme in materia di sanzioni presenta considerevoli rischi giuridici e di reputazione non solo per i singoli istituti, ma anche per la piazza finanziaria nel suo complesso.
(Dal Monitoraggio dei rischi 2022)